All’auditorium Spadolini di palazzo del Pegaso è stato presentato il libro “Il chimico libertino. Primo Levi e la Babele del Lager” di Fabrizio Franceschini. Sono intervenuti Angelo Passaleva, presidente emerito dell’Associazione dei Consiglieri Onorari, Stefano Scaramelli, vicepresidente del Consiglio regionale, Marina Riccucci, docente di Letteratura italiana (Università di Pisa), Neri Binazzi, docente di Linguistica italiana (Università di Firenze). Erano presenti studentesse e studenti del corso magistrale di Letteratura italiana dell’Università di Pisa.

Nel libro si ripercorre il valore delle lingue per la vita o la morte nel Lager, il caos babelico e l’ordine, l’uso di Dante e dei classici per salvarsi, raccontare, ripensare la sopravvivenza, il rigore nella scelta delle parole e l’attenzione alle parlate del suo mondo di ebreo piemontese, il rinnovamento del proprio linguaggio nell’Italia degli anni 1960-70 sono solo alcuni dei temi di questo saggio, che ripercorre l’opera di Levi e le importanti pagine da lui dedicate, in modo insieme “libertino” e competente, all’uso di lingue, parole e segni.

“Un omaggio ad uno dei nostri massimi scrittori che con la forza della parola è riuscito a superare i muri di Auschwitz – ha detto il vicepresidente Stefano Scaramelli – e ogni parola è importante per conservare la memoria e superare il dolore dei campi di concentramento.”

“Attraverso questo libro si riscopre il valore della parola – ha detto Angelo Passaleva – e l’importanza di ritrovare il valore etimologico di ogni espressione.”

“Un libro incentrato sul tema del linguaggio subito dai deportati nei lager – ha detto l’autore Fabrizio Franceschini – ma essendo sfuggito alla morte, con le parole e i suoi libri Primo Levi è riuscito a dare forza alla memoria. L’insegnamento che ci arriva è che tragedie come quella della Shoah non devono più avvenire, inoltre si avverte che, nei campi di concentramento, riuscire a mantenere viva la capacità di comunicazione fosse un elemento vitale come quello di trovare il pezzo di pane. Il linguaggio diventa essenziale per ridare dignità e speranza all’uomo. Il linguaggio della cultura è fondamentale per sopravvivere ai soprusi e alla violenza.”

“Il tema della memoria è al centro della parola di Primo Levi – ha suggerito il professore Neri Binazzi – e come sia complicato conservare una voce propria in mezzo al dolore del lager. Il problema della riscoperta della memoria attraverso il linguaggio pervade tutta l’opera di Primo Levi.”


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